Roberto Mancini: Tornare protagonisti

Si è passati da “Del mercato parlatene con Ausilio” di mazzarriana memoria, alle trattative concluse con l’ormai celebre cellulare di Roberto Mancini, un cambiamento facile da cogliere, almeno per quanto riguarda il peso dell’allenatore su entrate e uscite.

Anche sul discorso degli obiettivi Mancini si dimostra sensibilmente diverso dal suo predecessore, il quale considerava praticamente un tabu che se ne parlasse in pubblico, ribadendo, come fatto pochi mesi fa, che l’Inter deve tornare a competere per le prime posizioni del campionato, anche se chi arriva in testa da più anni è da considerarsi favorito. Del resto, se lo ripeteva quando durante la scorsa stagione l’Inter annaspava cercando (senza riuscirci) di occupare l’ultimo posto utile per l’Europa League, perché non dirlo oggi, quando la stagione ancora deve iniziare e il mercato concludersi?

Come era lecito aspettarsi, Roberto Mancini si ritrova a dover fronteggiare decine di domande a tema di mercato alla sua prima conferenza stagionale. Il calendario giustifica tali pretese giornalistiche, ma non si può certo credere che lista della spesa venga urlata ad alta voce, dalla prima all’ultima parola. Chi si aspettava che il tecnico sciorinasse modulo, titolari, panchinari e autista del pullman, rimarrà deluso, ma ha comunque dichiarato di apprezzare l’impegno e la serietà messi in campo dalla dirigenza, sottolineando come con acquisti del calibro di Kondogbia, si sia passati dalle parole ai fatti, e che l’Inter abbia davvero fatto intendere di voler tornare a competere per le prime posizioni in campionato. Come detto dal tecnico, il modulo non può certo essere deciso da ora, e di certo non esiste quello in grado di farti vincere tutte e 38 le partite del campionato, anche se a giudicare dalle parole del tecnico dovremmo vedere un centrocampo composto da tre elementi.

Intervenendo direttamente sulle voci di mercato che danno per partenti giocatori arrivati solo a gennaio, come Santon e Shaqiri, Mancini ha specificato che a causa del sovraffollamento della rosa qualcuno dovrà partire, mettendo da parte la sua solita diplomazia ha chiaramente sottolineato che la rosa dell’Inter è composta da più di trenta giocatori, e che a fine mercato dovranno essere solo venticinque per disposizioni UEFA, anche se fosse per lui “li terrebbe tutti in rosa” parole sue (e qui non ci metterei la mano sul fuoco), anche l’immancabile domanda dal fronte asiatico su Nagatomo è stata liquidata con la solita diplomazia “Yuto è un bravo ragazzo, mi piace anche come giocatore, vedremo quello che accadrà“. In altre parole, di fronte a valide offerte economiche di incedibile non c’è nessuno. Altra questione su cui si dovrà decidere è la fascia da capitano, le gerarchie all’interno dello spogliatoio potrebbero mutare (se non lo hanno già fatto) il tecnico ha esplicitamente detto: “Deciderò io se cambiare capitano. Abbiamo preso giocatori con molta esperienza, vedremo nelle prossime settimane la situazione”.

Mancini non scaccia l’incubo dei tifosi su un possibile approdo di Felipe Melo in maglia nerazzurra, definendolo un “giocatore bravo che può dare una mano alla squadra” allo stesso modo di Mario Suarez (Atletico Madrid) anche lui accostato all’Inter, anche se lo stesso tecnico dirà che si tratta di due giocatori con caratteristiche diverse. In sostanza una conferenza di inizio stagione che ricorda a più riprese che il mercato sia in entrata, che in uscita, non è ancora finito (e non solo perché siamo al 3 luglio), sui possibili arrivi il mister ha confermato che Inter e Wolfsburg hanno avviato una trattativa per l’ala Perisic, dribblando poi su Salah e Jovetic, dicendo di non essere a conoscenza di altre trattative. In sintesi, si potrebbe dire che la conferenza odierna dia dei validi motivi per essere ottimisti per la stagione in arrivo, la società si sta muovendo in maniera concreta sul mercato, ma dire che la squadra sia pronta ad oggi è eccessivo, bene essere speranzosi ma meglio lasciare i proclami agli altri, perché di scudetti ad agosto ne abbiamo vinti anche troppi.

Alessandro

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Alessandro
L'esistenza del calcio è di per sé un male, l'esistenza dell'Inter rende questo male sopportabile. Portiere a tempo perso, devoto a Gianluca Pagliuca e Julio Cesar, interista da prima di imparare a leggere. Trascorro intere notti a domandarmi come l'Inter abbia potuto spendere dei soldi per Ricky Alvarez.

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