Il periodo negativo di Banega

Ridurre gli attuali problemi dell’Inter al solo Ever Banega, è una delle cose più semplici che un tifoso possa fare, e probabilmente tra le più sbagliate. Banega ha la sfortuna di essere arrivato in un ambiente dove le attese sono alte per ogni acquisto dal profilo internazionale (com’è giusto che sia), ma con l’aggravante che gli ultimi anni di magri di soddisfazioni hanno minato la pazienza dei tifosi. L’Inter al momento ha fatto una partenza di campionato che è tutt’altro che esaltante, è lontana dalle zone che contano in classifica, rischia di uscire da un girone più che abbordabile in Europa League, e inoltre quello che dovrebbe essere il suo perno del gioco, Banega, si è rivelato poche volte decisivo, e in più occasioni trascinato dalla mediocrità di una squadra apatica.

Differenze col passato – L’accostamento con altri giocatori di pochi anni fa come Coutinho e Kovacic, è quanto mai sbagliato. Il primo svolgeva ruolo diverso rispetto a Banega, il secondo non ha mai avuto un ruolo certo per tutta la sua permanenza all’Inter. Banega pare sentirsi più a suo agio dietro le punte anzichè davanti alla difesa, pur essendo un ruolo che ha ricoperto in passato. Eppure, nonostante abbia una collocazione tattica certa, la sua esperienza non è ancora decollata. Colpa dell’allenatore precedente che ha utilizzato un sistema di gioco che non ha reso? Colpa di una programmazione scellerata che ha fatto sì che l’Inter preparasse la stagione con due allenatori differenti, per poi essere continuata da un terzo? Anche.

Trequartista che non segna – Banega ha il merito di saper mandare i compagni davanti al portiere, ha un’ottima visione di gioco e una tecnica indiscutibile. È però poco propenso al gol, la sua carriera parla per lui in questo, andare in rete non è mai stata la sua specialità. Al momento ne ha segnata una sola tra campionato ed Europa League, nella sconfitta esterna contro la Roma. Pare proprio che per queste caratteristiche lo stesso Mancini non lo volesse quest’estate. Inoltre essendo un giocatore poco prestante fisicamente, gli va cucita la squadra addosso, deve essere coperto dai suoi compagni di reparto affinché possa agire in tutta tranquillità. E se vogliamo dirla tutta, malgrado abbia poca confidenza con il gol per essere un trequartista, è pur sempre meglio vederlo giocare alle spalle di Icardi, piuttosto che vederlo uscire palla al piede dalla difesa considerando che il pressing avversario lo manda facilmente in difficoltà, o peggio impiegarlo come mezzala.

Contesto poco adatto – Uno dei problemi principali dell’Inter è la rarità di giocatori che abbiano una vaga confidenza con il gol, tolti Icardi e Perisic, nessun altro della rosa è andato in rete per più di una volta. Ci sarebbe Eder che i suoi gol li ha fatti proprio l’anno scorso in maglia blucerchiata, o Jovetic che nel passato aveva una certa attitudine a segnare, così come lo stesso Candreva, ma con il sistema di gioco impiegato fin qui che comprendeva l’impiego di un’unica punta assista da due ali che crossavano all’infinito, l’Inter in questa stagione è diventata più Icardi-dipendente che mai: delle 16 reti realizzate al momento in campionato, ben 10 sono dell’argentino. Pioli potrebbe ovviare al problema, modificando il sistema di gioco e inserendo un’altra punta da affiancare al nostro numero 9, ma è presto per dire che Inter si vedrà, inoltre il tecnico ha anche detto che non vuole stravolgere nell’immediato il sistema di gioco usato finora.

Banega sì, Banega no – Alla luce di tutto questo, può un giocatore come Banega essere considerato un lusso, in una rosa dove l’inventiva scarseggia? Probabilmente no, la carriera dell’argentino parla per lui, merita di essere aspettato almeno per questa stagione, non c’è alcun motivo per metterlo in soffitta. Vero che il tempo a sua disposizione per ambientarsi nel campionato italiano (diverso per intensità e atteggiamento tattico alla Liga spagnola) non è infinito, ma considerando la scarsità delle alternative presenti in rosa, qualche fiches va puntata anche sull’ex Siviglia. Se poi dobbiamo guardarci attorno per cercare dei rami secchi da togliere con maggiore urgenza, l’argentino non sarebbe certo il prima della lista, e neanche il secondo.

 

Alessandro

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Alessandro
L'esistenza del calcio è di per sé un male, l'esistenza dell'Inter rende questo male sopportabile. Portiere a tempo perso, devoto a Gianluca Pagliuca e Julio Cesar, interista da prima di imparare a leggere. Trascorro intere notti a domandarmi come l'Inter abbia potuto spendere dei soldi per Ricky Alvarez.

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