Pagellone Inter 2021-2022 parte 2: il centrocampo

Nuova parte del nostro pagellone dell’Inter 2021-2022, continuiamo dal centrocampo:

Dumfries 7,5: Dopo un inizio complicato, sia per il campionato che per la lingua molto diversa, Dumfries è riuscito ad integrarsi. Fino a novembre reputato addirittura un bidone. Il suo momento più difficile il mezzo rigore procurato all’andata contro la Juventus. Ma è riuscito ad uscirne, e appena ripresa la titolarità non l’ha più persa. Ancora un po’ timido nell’ultimo tocco, e salta poco l’uomo, ma sa inserirsi e segnare. E da molto tempo che non si vedeva uno così forte nelle sponde aeree in attacco. Sostituire Hakimi era quasi impossibile, ma Dumfries non ha sfigurato.

Darmian 6: Non è stato il Darmian pugnace dello scorso finale di stagione, ma non ha mai nemmeno perso la faccia. Quando Dumfries gli ha definitivamente preso il posto, ha comunque saputo garantire un decente contributo da riserva. Ha dimostrato grande coraggio ed intuizione nell’azione del gol vittoria in Supercoppa Italiana contro la Juventus.

Gosens 6: L’acquisto di grido del mercato di riparazione, in realtà è finito in fondo alle gerarchie degli esterni. Tutte le attenuanti del mondo, reduce da un lungo infortunio e assenza di condizione, senza dimenticare che il suo principale competitor (Perisic) ha fatto una stagione spettacolare. 6 politico, nella speranza di vederlo protagonista nei prossimi mesi.

Vecino 5: Il cambio d’allenatore non giova a Matìas, pochi gettoni per lui, alcuni di questi anche disastrosi. Nei momenti più bui della stagione (ovvero quando mancava Brozovic), Inzaghi lo prova davanti alla difesa, in cabina di regia. Mai scelta fu più infelice.

Sensi 6: Apporto quasi ingiudicabile. Un infortunio quasi ridicolo contro la Sampdoria lo fa scivolare presto fuori dalle gerarchie. Tra un acciacco e l’altro si fa notare di rado, ed il gol nei supplementari contro l’Empoli ci ha fatto illudere che potesse ancora dire la sua, ma sarà la sua ultima apparizione prima del prestito a Genova. Anche lì molti stop, ma qualche sprazzo di positività.

Gagliardini 6: Non è il giocatore che l’Inter credeva di aver comprato anni fa, e non lo sarà mai. I suoi pregi ed i suoi difetti li conosciamo fin troppo bene, ma anche se molto limitato alla fine porta a casa la sufficienza per la grinta e la combattività.

Vidal 5,5: Partenza decisa, come a volersi far perdonare per l’apporto quantomeno modesto della scorsa stagione. Ma i livelli di rendimento degli anni passati sono ormai un lontano ricordo, e a parte qualche partita ben giocata come la rimonta al Bentegodi, ci sono tante apparizioni incolori, quando va bene. Sarebbe potuto essere il jolly per eccellenza da far entrare a partita in corsa, invece è più simile a una vecchia gloria che ad un’alternativa tattica.

Calhanoglu 7,5: Arrivato col difficile compito di sostituire Eriksen, possiamo dire che lui ha fatto il massimo, se non la migliore stagione in carriera. Comincia con qualche difficoltà nei primi mesi, ma gradualmente diventa sempre più importante nello scacchiere di Inzaghi. Rigorista affidabile, molto bravo nei calci piazzati, 8 assist e 7 gol, numeri che danno ampio credito al suo ingaggio.

Brozovic 8: L’importanza di Brozovic la si nota quando non c’è. Senza di lui, l’Inter vaga nel deserto con gli occhi bendati. Anche le cose più semplici diventano impensabili, se sei abituato ad avere lo scarico sicuro su Brozovic. Probabilmente il regista basso più forte al mondo, e sarebbe impossibile giocare senza di lui per chiunque lo avesse in rosa. E nei punti chiave persi, spesso la sua assenza ha fatto tanto male.

Barella 7: L’estate prima non aveva riposato, assieme ad i compagni, per colpa della sfortunata final eight di Europa League. Questa estate invece non si è fermato per la vittoriosa avventura europea degli azzurri. Fatto sta che Barella non si ferma mai, e quest’anno lui (e l’Inter) ne hanno pagato il prezzo. Per molti mesi è sembrato l’ombra di sè stesso, facendosi notare solo a sprazzi. Nel finale di stagione è comunque cresciuto (dalla trasferta con la Juventus in poi), e nel complesso anche a mezzo servizio era meglio delle altre scelte in panchina.

Perisic 8: Saluta il nerazzurro con la sua migliore stagione in assoluto. Ed è un bellissimo modo per salutare. Inzaghi ci punta fin dall’inizio e la sua fiducia viene ripagata. Duttile come un terzino, pericoloso come ala, è di fatto l’attaccante in più. Nella seconda parte di stagione è risultato praticamente immarcabile. Protagonista assoluto in finale di Coppa Italia con la doppietta ai supplementari, addolcendo il suo addio.

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