L’Inter non c’è con le gambe, Handanovic con la testa

L’Inter perde la prima partita stagionale. Lo fa nel modo peggiore possibile, subendo un’umiliazione davanti ai propri tifosi, e vedendosi sopraffatta in ogni reparto dalla Fiorentina che ha conquistato i tre punti più che meritatamente. Ma andiamo con ordine.

La serata comincia male fin dal riscaldamento, Stevan Jovetic avverte un problema muscolare e si vede così costretto a saltare il match, Mancini altro non può che correre ai ripari e mettere Palacio. Entrambe le formazioni sono in un momento positivo, la regola non scritta del “squadra che vince, non si cambia”, viene violata da ambedue i tecnici, Mancini lo fa impostando un 3-5-2 che non si vedeva dal secondo (tragico) tempo col Wolfsburg, Sousa giocando con uno schieramento a 4 in difesa. La mossa del tecnico nerazzurro può essere spiegata in favore di Perisic, mettendolo in condizione di agire in quello che è il suo habitat naturale (le corsie laterali), e non gli ultimi 30 metri come trequartista. Ad ogni modo, non sarà lo strapotere atletico dei viola, o la loro migliore disposizione tattica, a rompere gli equilibri, ma le disattenzioni del singolo, proprio del ruolo che più di tutti sfugge a ogni logica tattica, cioè il portiere. Handanovic riceve un retropassaggio da Medel al 2′ e sbaglia lo stop, Kalinic si avventa sul pallone ma viene travolto dall’estremo difensore sloveno: non può che essere rigore, ovviamente trasformato.

La curiosità nel vedere come avrebbe reagito l’Inter, finora elogiata per l’atteggiamento combattivo e ora per la prima volta in svantaggio, c’era tutta, ma nei fatti la reazione dell’Inter non ci sarà. Il pallino del gioco è in mano agli avversari, i centrocampisti dell’Inter fanno fatica a impostare l’azione, può esser colpa del contraccolpo psicologico per aver subito gol dopo pochi minuti, ma non è una scusante, semmai il contrario. Difficile capire dove comincino i meriti della Fiorentina, e dove i demeriti dell’Inter, anche il raddoppio dei viola è un generoso dono dell’estremo difensore sloveno, che sceglie la respinta con la mano di richiamo (più scenica) al più sicuro impiego dei pugni su un violento tiro da fuori di Illicic. Risultato? Palla che si impenna e resta in campo, e Kalinic può fare il 2 a 0, a porta vuota. Poco dopo il ventesimo minuto la Fiorentina farà il terzo gol, chiudendo nei fatti la pratica, e l’Inter finirà anche in 10.

Mancini ha sbagliato a cambiare schieramento stravolgendo una squadra che, seppur non esprimendo mai un calcio propositivo, aveva mostrato concretezza e solidità? Di certo il campo non dà ragione al tecnico, ma la partita è stata indirizzata fin da subito per macroscopici errori che nulla hanno a che vedere con la disposizione degli 11 in campo, due errori del portiere possono capitare con ogni schieramento possibile, inutile girarci attorno (e il sottoscritto, che si diletta proprio nel ruolo di portiere, lo sa meglio di altri). Nulla da togliere alla Fiorentina, che è stata padrona del campo e ha amministrato senza affanni chiudendo la pratica in meno di mezz’ora, dimostrandosi più organizzata dell’Inter. Gli interrogativi dell’Inter restano più o meno gli stessi di prima, un centrocampo granitico più adatto alla rottura del gioco altrui, che alla costruzione del proprio, e un reparto limitato anche nella scelta degli uomini, Mancini si sta affidando agli stessi 3 interni visti dal Derby in poi, mostrando il fianco alle critiche di chi lo vede troppo protettivo nei confronti di giocatori che si sono dimostrati incostanti (Guarin). Fare i processi adesso non serve a molto, l’Inter non aveva la rosa più forte del campionato ieri, ma non è neanche da retrocessione oggi, e fischiare i giocatori in campo non è di alcun aiuto. Se i nerazzurri vogliono ripartire al più presto serve compattezza e lucidità, da parte di tutti, a cominciare ovviamente dall’allenatore, è quindi il caso di limitare gli esperimenti tattici, e di variare un pò di più con gli uomini anziché coi moduli, domenica l’Inter sarà attesa in terra ligure contro la Sampdoria di Zenga, e dovrà fare a meno di Miranda e Jovetic, nella speranza di ritrovare Murillo, fare meglio di ieri non è solo un compito alla portata dell’Inter, è anche obbligatorio.

Foto: inter.it

Alessandro

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L'esistenza del calcio è di per sé un male, l'esistenza dell'Inter rende questo male sopportabile. Portiere a tempo perso, devoto a Gianluca Pagliuca e Julio Cesar, interista da prima di imparare a leggere. Trascorro intere notti a domandarmi come l'Inter abbia potuto spendere dei soldi per Ricky Alvarez.

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