Il pareggio contro l’Udinese sancisce il fallimento sportivo di Spalletti e dell’Inter come lui l’ha costruita. E questo indipendentemente dai risultati che arriveranno nelle ultime tre partite di campionato.
Ho sempre aspettato prima di espormi sul progetto sportivo di Spalletti. Credo sia inutile sparare sentenze a metà stagione (o prima), o urlare “io l’avevo detto”. Perchè i progetti sportivi hanno bisogno di svilupparsi per essere valutati, sia positivamente che negativamente. Facile dire “ESONERATELO!”, a qualsiasi allenatore, e le stesse robe sentite su Spalletti le ho sentite più o meno di tutti gli allenatori che poi hanno vinto.
Ed è vero che noi tifosi dell’Inter, chi più chi meno, avevamo dubbi sulla costruzione della squadra in estate, ma qualcuno come me ha atteso con maggiore speranza che qualcosa si concretizzasse. Ma non si è concretizzato un bel niente, se non tutte le criticità che vediamo da inizio stagione.
Stamattina, nel ridicolo tentativo di fare colazione senza pensare allo scempio di ieri, ho letto una domanda di uno dei nostri lettori che chiedeva “Ma secondo voi con un altro allenatore questa squadra farebbe di meglio?”. E io, già arrabiato col mondo, mi ci sono fermato a riflettere.
In apparenza, il nostro commentatore non ha tutti i torti. Non sarebbe stato facile per nessuno uscire vivo dal casino Icardi, che lui ha gestito anche abbastanza bene all’inizio e poi meno dopo. Soprattutto non è facile gestire una rosa che ha pochi (nessuno?) giocatori che verticalizzano. Non è nemmeno facile attaccare con un solo centravanti, per poter reggere due ali inefficienti, pigra e lunatica una e l’altra con alti e bassi. Se poi ci si aggiunge la decennale piaga dei terzini, allora il quadro è completo. Spalletti sembra aver quindi a che fare con un gruppo senza grandi opzioni, scelte obbligate e varie maledizioni lanciate dai migliori sciamani.
Peccato che gran parte delle cose scritte sopra non siano cadute dal cielo, ma sono il frutto delle scelte miopi che ci hanno portato qui. Lo scorso anno avevamo una rosa meno attrezzata. Basti pensare che non avevamo nè De Vrij nè Lautaro Martinez come vice Icardi, e quelle rare volte che Nainggolan gioca è sempre utile (la media punti lo dimostra). Eppure lo scorso anno avevamo più punti, e giocavamo anche meglio. Chi non ricorda il centrocampo era Vecino-Brozovic-Gagliardini? Lo abbiamo solo rispolverato nel derby, stravinto proprio a metà campo, e poi di nuovo rimesso a prendere polvere in soffitta. Soprattutto ci manca il giocatore in grado di verticalizzare, in soldoni ci manca (un) Rafinha ,come tutti sappiamo da agosto, e noi lo abbiamo scritto più volte anche quando le cose andavano bene.
Ma, ripeto, non è una cosa caduta dal cielo. Spalletti ha compiuto le sue scelte, con la fiducia della società che lo ha fatto lavorare al meglio delle risorse disponibili. Il mister ha scelto un’Inter muscolare, tutto peso e potenza, regalandoci una manovra spesso prevedibile e la fantasia ridotta al lumicino. Ed i tifosi dell’Inter vivono di fantasia, non gliela si può togliere. Poi certo, anche con questa rosa era da attendersi qualcosa di meglio.
Come non veder mai giocare dal primo minuto Borja Valero, specialmente se c’è Gagliardini, che non sarà mai un gran giocatore ma almeno ha dinamismo. O provare l’azzardo di giocare con due punte ogni tanto, per cercare di aprire gli spazi intasati, che diventa molto vero quando le tue ali sono inutili. La mossa di sostituire Lautaro Martinez, proprio nel quarto d’ora in cui assieme ad Icardi si era vista qualche occasione, è una pietra tombale. L’ammissione che gli equilibri vengono prima, come ha detto alla stampa nel post-partita. La dimostrazione che per lui il credo del modulo supera gli uomini a disposizione, persino più del risultato. Un integralismo da quattro soldi, senza cui la carriera di Spalletti sarebbe stata ben diversa. E adesso la situazione Champions è passata da tranquilla a complicata.
Com’è giusto che l’allenatore sia messo in condizione di decidere, è anche giusto che alla fine della fiera (e non durante) si possa criticarlo. A mio avviso, anche qualora si vincesse in scioltezza le ultime tre, l’Inter ha l’obbligo di guardarsi attorno e ripartire con un uomo nuovo. Possibilmente non uno juventino con una condanna per calcioscommesse (e molto altro), ma in generale un allenatore che sia in grado di dare la sferzata che Spalletti non è mai riuscito a dare. Se si vuole limitare a vita al raggiungimento della Champions League all’ultimo minuto, come obiettivo, allora Spalletti va benissimo. Ma se si vuole tornare ad essere l’Inter, bisognerà pensare a qualcos’altro.
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