Il cuore dell’Inter non basta per la Champions League

MILAN, ITALY - DECEMBER 10: Lorenzo Pirola of FC Internazionale Milano during the UEFA Champions League match between Internazionale v FC Barcelona at the San Siro on December 10, 2019 in Milan Italy (Photo by Mattia Ozbot/Soccrates/Getty Images)

L’Inter perde contro il Barcellona in casa 1-2, e chiude il girone di Champions League al terzo posto. L’Inter ha dato tutto quello che aveva, il cuore, e il pubblico è stato con lei fino all’ultimo secondo. Come lo scorso anno.

Provocatoriamente si potrebbe dire che l’Inter ha investito molti più soldi per fare meno punti e chiudere allo stesso modo un girone di Champions League più facile di quello dell’anno prima. E un fan di Spalletti, o un poco simpatizzante di Conte, potrebbe andare a nozze con la frase precendete. Tuttavia, la storia è più complicata di così.

Secondo me è giusto dare merito a Suning, e a Conte, di aver riportato l’Inter ad essere credibile in Europa. Sopratutto a fare un gioco propositivo, che parte palla a terra dalla propria area e a ha più soluzioni offensive. Ma questo è stato vero solo considerando la squadra al completo, o quasi. Gli infortuni hanno flagellato una squadra già corta, costringendola a giocarsi la partita della vita con una squadra titolare non molto più forte di quella che ha giocato il girone l’anno scorso.

Forse non siamo ancora competitivi come vorremmo. Lo dimostrano i cali nelle due partite giocate meglio del girone, entrambe in trasferta e tutte perse. In Spagna abbiamo messo sotto il Barcellona, e ci siamo abbassati dopo un calo fisico, e perso per prodezze individuali. In Germania abbiamo dominato 45 minuti, e abbiamo subito un’umiliante rimonta dovuta a fattori fisici ma soprattutto mentali. Due fantastici primi tempi, due riprese horror. Siamo troppo corti per giocare su più fronti, come ho scritto in altre occasioni e in tempi non sospetti.

Difficile prendersela davvero con qualcuno, ancora più dell’anno scorso. Inutile prendersela con Asamoah l’anno scorso, inutile con Lukaku oggi. Si vince e si perde in undici, e sappiamo che con i ricambi all’altezza tutti renderebbero meglio. La rabbia vera è che abbiamo rinviato ancora tutto di un anno. Non passare il girone è soprattutto un problema economico, più che sportivo. Quei fondi ci avrebbero consentivo investimenti a gennaio, miglioramento del ranking e appetibilità sul mercato (dei calciatori e degli sponsor). Suning sta facendo un gran lavoro, ma ancora manca questo passaggio fondamentale. E senza questo sarà quasi impossibile essere più forti la prossima stagione. Da questo punto di vista è un anno perso.

Ed è questo che non mi ha fatto dormire stanotte.

Un altro anno buttato, salvo incredibili miracoli in campionato, o la leggermente più fattibile vittoria in Europa League (che ha il problema di aver troppe partite, e di essere snobbata). Spero di essere smentito, e di festeggiare un miracolo.

Mikhail
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Mikhail
Cintura nera di interismo da sempre, fonda Progetto Inter come angolo di sfogo, insieme al fratello Alessandro. Orfano di Christian Eriksen, ma sicuro che Inzaghi non possa mai essere più indisponente di Antonio Conte.