Sono passati vent’anni dal fallo di Iuliano su Ronaldo, ma la vergogna è rimasta. E, ne sono certo, anche Ceccarini se ne vergogna, e lo dimostra che nel 2009 ammise l’errore, e qualche settimana fa si è rimangiato tutto. A poche ore dall’Inter-Juventus più importante dagli ultimi otto anni, è impossibile non ripensare a quella partita e a quel campionato.
Qualcuno di noi ci ha messo una messa pietra sopra, un po’ per il triplete, e un po’ perchè la giustizia ha fatto il suo corso. Perchè, non lo ricordiamo mai abbastanza, la Juventus è stata retrocessa in Serie B, con la sua reputazione, anche per queste cose (seppur indirettamente).
Eppure qualcuno di noi non è mai riuscito a dimenticare del tutto, a smaltire tutta questa rabbia. Perchè il 1997-98 non è sanabile.
Quel 26 aprile ci ricordiamo tutti dove eravamo, cosa stavamo facendo e perchè. Ero quasi un ragazzino, bloccato al terzo giorno del suo primo campo scout (che sarà anche l’ultimo, ma questa è un’altra storia). Quel pomeriggio non avevo la radiolina, lontanissimo dalla città e da casa, e i telefonini erano fantascienza. Cercavo con disperazione informazioni tra i più grandi, e mi sentivo come Fantozzi durante Italia-Inghilterra. Giravano voci sconnesse, l’unica cosa certa era che la Juventus stava vincendo. Correva voce che l’Inter avesse subito dei grossi torti arbitrali, al punto che i giocatori nerazzurri avessero aggredito l’arbitro. La tristezza e rassegnazione divenne rabbia quando la sera, tornato finalmente a casa, vidi i frammenti di Pressing che registrò mio padre su videocassetta. Da allora, la rabbia è rimasta. Perchè non c’era stato solo Iuliano che abbatte Ronaldo, ma tantissimi altri interventi violenti e pericolosi, che molti hanno dimenticato. L’assoluta mancanza di uniformità di giudizio di Ceccarini è qualcosa che è passata alla storia. Ci si ricorda solo del rigore, ma quel pomeriggio fu un vero gioco al massacro.
Forse la mia rabbia è rimasta per quello. La faccia disgustata di Pistocchi e Raimondo Vianello, l’imbarazzo di Baggio e dei presenti in studio, sono cose che restano. L’arrogante prepotenza di chi sa di poter picchiare senza essere punito, per esempio Davids, Iuliano, Torricelli e Conte. Quel Iuliano che, guarda caso, è stato appena chiamato come vice allenatore di Tudor (anche lui ex Juventus) all’Udinese. Inutile sottolinare come tutto capiti con divertente casualità, come se dovessimo giocare chissà quante volte contro quella Juventus.
Ad ogni modo, vale la pena spendere dieci minuti per rinfrenscarsi la memoria, e rivedere anche una volta tutte le vergogne di quel pomeriggio.
Juventus-Inter del 26 aprile 1998 è stato qualcosa di simile ad un atto di intimidazione di un’organizzazione criminale. Qualcosa che doveva suonare come “Questo territorio è mio, e questo è quello che succede se provi a prendere ciò che è mio”. Ceccarini fu solo l’esecutore materiale, ma i mandanti li conosciamo. Possono sembrare parole forti e fuori contesto, ma i dirigenti della Juventus di allora, tra le altre cose, furono processati anche per associazione a delinquere. Da quella stagione, oltre ai sospetti arbitrali, partirono anche le indagini sul doping juventino, avviate nel 1998 dalle storiche dichiarazioni di Zeman. Il resto è storia, i medici furono condannati e i vertici della Juventus sfuggirono, tra prescrizioni e improbabili “non ne sapevo nulla”. Nonostante l’impunità dei personaggi, è stato dimostrato che tra il 1994 e il 1998 i giocatori della Juventus hanno assunto sostanze proibite. E le testimonianze a processo dei vari Vialli, Del Piero, Montero, Peruzzi, e i francesi Zidane e Deschamps (a tal proposito da leggere le durissime parole del medico della nazionale francese del 1998) si possono guardare nel fondamentale Un giorno in pretura di Rai 3.
Per quanto riguarda Calciopoli, legata solo indirettamente al 1998, finì come sappiamo tutti. Al netto di vari sconti e annullamenti di alcune delle tante condanne, dalle motivazioni della sentenza della Cassazione del settembre 2015 si può affermare che
Moggi è stato «l’ideatore di un sistema illecito di condizionamento delle gare del campionato 2004-2005 (e non solo di esse)». Per i giudici Moggi ha commesso sia il reato di associazione per delinquere sia quello di frode sportiva «in favore della società di appartenenza (la Juventus)» e ha anche ottenuto «vantaggi personali in termini di accrescimento del potere (già di per sé davvero ragguardevole senza alcuna apparente giustificazione)». Dai giudizi di Moggi in televisione e sui media «potevano dipendere le sorti di questo o quel giocatore, di questo o quel direttore di gara con tutte le conseguenze che ne potevano derivare per le società calcistiche di volta in volta interessate». L’associazione per delinquere diretta da Moggi «era ampiamente strutturata e capillarmente diffusa nel territorio con la piena consapevolezza per i singoli partecipi, anche in posizione di vertice (come Moggi, il Pairetto o il Mazzini), di agire in vista del condizionamento degli arbitri attraverso la formazione delle griglie considerate quale primo segmento di una condotta fraudolenta»
Tratto da Wikipedia, fonte de La Repubblica.
Leggere la sentenza finale dopo aver rivisto il famigerato Juventus-Inter del 1998, mi fa sempre arrabbiare. Ancora oggi, mi torna in mente la memorabile canzone di Elio e le storie tese “Ti amo campionato”, e trovo una buona sintesi, seppur parziale, della maledette della Juventus in quella stagione.
Il giorno dopo che scoppiò Calciopoli, se ne parlò tantissimo anche a scuola. Una professoressa mi domandò, sapendo della mia fede interista, se fossi shockato dalla notizia. E io risposi che no, non lo ero. Lei rimase sconvolta, e quasi arrabbiata mi disse “Ma sono fatti gravissimi! I dirigenti della Juventus avevano su un’organizzazione a delinquere, controllando i risultati anche di altre categorie e non solo, e a te non fa effetto?”. Risposi di nuovo di no, perchè “Sono cose che sappiamo tutti, risapute da un decennio. Se mi sconvolgesse vorrebbe dire che prima non credevo a ciò che dico da anni. Io queste cose le ho vissute sulla mia pelle nel 1998 e nel 2002. Io non mi dimentico, io ricordo tutto”. Scese il silenzio, fui molto duro nel tono di voce, ma fu una durezza necessaria. Perchè è importante avere buona memoria.
E io sono ancora arrabiato, da venti anni esatti. Ma in fondo lo so, è giusto voltare pagina, e provare a sbollire. Del resto, l‘Inter ha vinto tanti altri scudetti e trofei nazionali, e soprattutto tre trofei internazionali. E non posso fare a meno di sorridere se penso che, ad oggi, l’ultimo trofeo vinto dalla Juventus di cui si è parlato fuori dai confini nazionali è e resta il campionato di Serie B.
Con buona pace della sensibilità, del bidone dell’immondizia al posto del cuore, dei fruttini e delle patatine.
Retrocessi insieme alla loro reputazione, per sempre.
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