Benvenuto Spalletti, contiamo su di te

Luciano Spalletti è ufficialmente il nuovo allenatore dell’Inter. Qualcuno lo ha capito ad aprile, nonostante la serie positiva di Pioli, qualcun altro ha sperato fino all’ultimo in Conte o Simeone, ma questo è quanto. Ci sbilanciamo da subito, senza ipocrisie o maniavantismo, tra gli allenatori disponibili Spalletti è la miglior scelta possibile per l’Inter. Per quanto possa non essere proprio simpaticissimo, e per quanta ruggine possa esserci stata in passato, non potremmo essere più felici. Siamo stufi di esperimenti esotici, siamo stufi di vedere buoni allenatori chiamati a gestire situazioni impossibili, all’Inter c’è bisogno di una persona abituata a piazze grandissime.

Chi è Luciano Spalletti? Un allenatore che ha saputo più volte cambiare il suo modo di giocare, senza rinunciare ad una filosofia offensiva. Una punta, due punte o tre, ali o senza, per lui cambia poco. La formazione, il modulo e l’atteggiamento cambiano di avversario in avversario, mostrando grande flessibilità in attacco e un discreto equilibrio difensivo. Naturalmente la fase difensiva non è il forte delle sue squadre, ma per la mole di occasioni create si tratta di un margine di rischio accettabile. Una carriera in panchina iniziata da dove era finita quella da giocatore, ad Empoli, per le giovanili prima e per la prima squadra poi. Ad Empoli allena qualche anno, vincendo anche il primo trofeo, la Coppa Italia di Serie C 1995-96 (non il massimo, ma un buon inizio). Dopo due anni di C1 la squadra viene promossa in Serie B proprio nel 1995-96, e da neopromossa Spalletti la guiderà subito in Serie A. In massima serie porterà alla salvezza la formazione empolese. Da lì un valzer di panchine con esperienze altalenanti e poco felici (Sampdoria, Udinese, Venezia ed Ancona). La prima volta ad Udine fu così così, nel 2000-2001, ma poi Spalletti ci tornò nel 2002-03, e fece grandi cose. Al primo anno ottiene la prima storica qualificazione alla Coppa UEFA, confermando la qualificazione l’anno dopo. Nell’ultimo anno ad Udinese arriva addirittura la qualificazione in Champions League, ma Spalletti lascia l’Udinese per arrivare a Roma, nell’estate 2005.

Da qui inizia il primo percorso di Spalletti alla Roma, e lo ricordiamo molto bene visto che diventerà l’avversario principale dell’Inter di Mancini e Mourinho. In campionato la Roma non ci superò mai, ma nelle Coppe nazionali la banda di Spalletti andò un po’ meglio. Può sembrare un magro bottino, ma due Coppa Italia e una Supercoppa Italiana contro quell’Inter non erano certamente cose facili. E ricordiamoci che prima dell’acquitrino di Parma ce l’eravamo vista davvero, davvero brutta in quel 2007-08, e dobbiamo ringraziare Aquilani e il suo tacco scellerato. Dopo l’esperienza romana Spalletti va in Russia, a guidare la corazzata Zenit dove vince tutto a livello nazionale (due Campionati, una Coppa di Lega e una Supercoppa), prima del nuovo ritorno alla Roma.

Quella che Spalletti trova nel 2015, da subentrato, è una Roma molto diversa da quella che aveva lasciato. Nonostante tutto, le stagioni del secondo periodo romano non sono in tono minore come si crede. La Juventus è una squadra molto più forte, ma i giallorossi non sfigurano mai, e arrivano terzi il primo anno e secondi nella stagione appena conclusa. Nell’ultima stagione in particolare la Roma ha realizzato il record di punti della sua storia, ben 87 (e 90 reti realizzate), fermandosi solo a 4 lunghezze dalla Juventus. Meno bene in campo europeo, dove sia la prima che la seconda Roma di Spalletti hanno collezionato non poche cattive figure. In particolare ci si ricorda del 7-1 contro il Manchester United, o l’assurda eliminazione con il Lione quest’anno. Qualcuno sostiene che sia un limite della piazza romana, che mette troppa pressione alla squadra, qualcuno invece ritiene si tratti di un limite caratteriale di Spalletti. Ma si sa, il calcio non è uno sport di sole statistiche, e ad ogni modo a noi intanto piacerebbe tornarci in Europa.

Spalletti è uno che i conti li fa quadrare sempre, e con Sabatini ha dimostrato di avere un buon feeling, il che non guasta. In passato tra noi e lui sono volate parole anche un po’ grosse. Ormai celebri gli sketch con Mourinho, in particolare quando lo Special One lo inserì nel leggendario monologo della Prostituzione intellettuale e degli Zeru Tituli, indicandolo come “uomo prime time”, e amato dai giornalisti tv.

L’ultima battuta infelice e gratuita su Thohir, colpevole di essere felice sempre, ma ormai acqua passata. Spalletti guiderà l’Inter per due stagioni e, nonostante gli attriti del passato mi abbiano vagamente fatto tornare in mente in mente la storia del grande Brian Clough e il maledetto Leeds United, sembra la prima guida tecnica giusta dopo tantissimi anni. Già, compreso Mancini, perchè il sottoscritto voleva Spalletti già allora, appena libero, ma la storia la conosciamo tutti. Adesso è giunto il momento di scriverne una nuova, per riportare l’Inter competitiva.

Mikhail
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Cintura nera di interismo da sempre, fonda Progetto Inter come angolo di sfogo, insieme al fratello Alessandro. Orfano di Christian Eriksen, ma sicuro che Inzaghi non possa mai essere più indisponente di Antonio Conte.