Il Triplete è la più grande impresa calcistica della storia dell’Inter e, finora, di una qualsiasi squadra italiana. E oggi, che ricorre il decimo anniversario, ci rendiamo conto di quanto spesso lo ricordiamo a noi stessi. Non si può quasi più scrivere Inter senza scrivere Triplete, almeno per noi tifosi.
Per l’occasione ho anche tirato fuori qualche orribile foto inedita di quella notte, da qualche parte dovrei avere anche delle riprese. Basterebbe pensare a quanto terribili sono per capire quanta acqua sotto i ponti è passata. I telefonini non erano in grado di fare vere foto, ancora non avevo una reflex e la mia fotocamera compatta dell’epoca fece il possibile, cioè poco. Le ho tirate fuori dal cassetto a posta, per far capire quanto tempo è passato. Le immagini di Sky sono sempre lucenti, ma quelle di noi tifosi sono più o meno tutte datate. Dieci anni possono sembrare poco, ma sono un’eternità.

Nessuno pretendeva di vincere un’altra Champions League, bastava rendersi conto che era passato mezzo secolo dall’ultima, ma era impossibile pronosticare che sarebbe stata l’ultima fiammata dell’Inter. Ancora ricordo di aver discusso con un tifoso il giorno dopo, che proponeva di vendere in blocco la squadra, per rifondare tutto subito. Lo ricordo perché mi sembrò una cosa sciocca, e solo anni dopo capii quanto quel ragazzo aveva ragione. Mi piacerebbe incontrarlo per dirgli che avevo torto, ma tanto questo errore lo abbiamo vissuto tutti sulla nostra pelle di interisti.
Tutto questo discorso per dire che l’altra faccia del Triplete è una nostalgia lontana negli anni, più di quanto sembra. Una dolce droga che fa sembrare migliore un presente che nell’ultimo decennio è stato avarissimo di soddisfazioni. Per questo ricordarlo va bene, e anzi ogni tanto fa scaldare il cuore (chi non conosce a memoria le telecronache e radiocronache di quelle partite?), ma aspettare ogni anno la ricorrenza la fa sembrare una cosa un po’ triste. Non riesco a dire da perdenti, ma un po’ funerea forse sì.
L’Inter è enorme, ed è più grande del Triplete stesso, e bisogna esserne orgogliosi sempre, soprattutto nei momenti peggiori. E la nostra società sembra finalmente averlo capito. Buon anniversario a tutti.
Autore Mikhail

Dici Triplete e pensi Inter. È un mantra per il tifoso interista, un’ossessione o una spina nel fianco per il resto del tifo italiano. Fatto sta che è la realtà da quel 22 maggio 2010, che ci ha visto sul tetto d’Europa e non solo. Una realtà che oggi compie 10 anni e che il tifoso interista, come ogni 22 maggio dal 2010, starà celebrando in svariati modi. La coppa dalle grandi orecchie sulla testa del Capitano, la finta di Milito su Van Buyten, le lacrime di Mourinho e quelle di Materazzi, la fierezza di Moratti. Sono molte le immagini che scorrono davanti ai nostri occhi, lucidi nel ricordare quei momenti che tanto ci hanno emozionato dopo tanto sofferenza. E sì, proprio adesso mentre leggete queste righe, molto probabilmente avrete la pelle d’oca, ognuno con i suoi ricordi, ognuno con la fotografia in testa di dove e con chi era.
Lo scoccare di questo decennale, però, è forse l’occasione buona per fare quel passettino che non si ha mai il coraggio di fare: riconoscere il passato come tale. Ce lo suggeriscono gli anni che passano, i volti un po’ invecchiati degli eroi di quell’impresa storica e sì, il desiderio collettivo di affiancare a quelle immagini gloriose altre immagini più attuali. Lo pensiamo tutti, in pochi lo ammettiamo, ma è ora di dirlo con consapevole decisione. Anche solo per il fatto di avere, oggi, una squadra potenzialmente vincente. A quelle partite che conosciamo ormai a memoria da quanto le abbiamo riviste, vogliamo aggiungerne altre da vedere e rivedere, quasi a doverle studiare prima di un esame. A quel Julio Cesar-Maicon-Lucio-Samuel-Chivu-Zanetti-Cambiasso-Pandev-Snejider-Eto’o-Milito vogliamo aggiungere un’altra poesia di nomi da recitare.
È il desiderio che abbiamo tutti, gli stessi eroi del Triplete in primis. È il dovere a cui sono chiamati oggi giocatori, mister e società.
Buon Triplete, amici nerazzurri. E soprattutto, forza Inter.
Autore Giuliano
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