E anche per quest’anno è andata, e si può dire anche meglio del solito. Già, per la precisione meglio di tutte le stagioni dopo il 2010-2011, in cui arrivammo secondi. Lo ricorda bene questo tweet di F.C. InterData:
Position in the last six seasons:
2015-16: 4
2014-15: 8
2013-14: 5
2012-13: 9
2011-12: 6
2010-11: 2— F.C. InterData (@Fcinterdata) 7 maggio 2016
Eppure, non si sa bene perchè, i tifosi sembrano scontenti. Niente da fare, i soliti interisti incontentabili. Il migliore piazzamento da ben cinque stagioni a questa parte, eppure c’è un’aria di smarrimento forse maggiore degli altri anni, quindi qualcosa non quadra. Le parole nel post partita di Handanovic (volontà di giocare la Champions, arcinota) e Jovetic (sul suo scarso utilizzo, giudicate fuori luogo dalla società), suonano come bordate per le orecchie dei poveri supporter nerazzurri, nonostante Mancini nella conferenza pre-gara avesse cercato di chiudere alle cessioni eccellenti. E anche in campo ci si accorge senza troppa fatica che non tutto funziona a dovere.
L’Inter è in vacanza, in realtà lo è da qualche settimana, e il secondo tempo disastroso della sfida con l’Empoli lo dimostra ampiamente. Una sequela di errori di ogni tipo, anche in situazioni senza pressione alcuna (e bisogna dirlo, l’Empoli è stato decisamente arrendevole), hanno fatto riemergere l’Inter svogliata e indolente delle ultime settimane. Per certi versi, Brozovic è quello che meglio di tutti incarna questo atteggiamento. Ma poi ci si è messi di collettivo, dagli errori da amatori di Felipe Melo e Juan Jesus, alla voglia di strafare di Kondogbia, al pressapochismo di Eder e all’inutile e lento gioco di fino di Jovetic. Poi ci sono quelli limitati ma che si sbattono, i cui errori si sopportano meglio di altri, come D’Ambrosio e Nagatomo, e quelli che hanno sempre tirato la carretta come Miranda, Icardi e Perisic (che però nella ripresa è risultato assai appannato). La testa è altrove, e non all’Europa League, dove quantomeno entreremo dalla porta principale, e quindi senza preliminari, e forse non è nemmeno alle vacanze, ma magari alla mancata Champions League.
Già, perchè le parole di Handanovic sembrano una vera e propria resa, quasi come se fossimo destinati a non giocarci mai più, e il generale malcontento comincia a farsi strada. Le parole di Jovetic sulle scelte del mister, dette comunque nel momento in cui non dobbiamo più giocarci nulla, sottolineano un malessere che non è solo di spogliatoio, ma anche della maggioranza dei tifosi. Non si può sempre vivere solo di proclami, come sottolineato dal nostro Willard settimana scorsa, e ai tifosi le parole del mister, come quelle di ieri, suonano sempre più come scuse, come l’incapacità di non riconoscere i propri errori. È normale che la delegittimazione da parte del gruppo sia ormai dietro l’angolo, e in particolare quanto detto dal montenegrino (condivisibile o meno) porterà evidenti squilibri, forse anche societari.
È però difficile pensare che Thohir prescinda da Mancini, più facile rinunciare ai giocatori, alcuni dei quali con le valigie in mano da mesi (i non riscattati Telles e Ljajic su tutti). Resta che il quarto posto, per una squadra da un anno fuori dall’Europa e con stagioni deliranti alle spalle, non è di per sè il male assoluto, è però una grossa delusione. Una batosta figlia dei troppi mesi di vertice buttati letteralmente nella spazzatura, di investimenti ingenti e di aspettative forse irrealistiche. E il rammarico non può che essere il sentimento dominante, ed è inutile sforzarci di negarlo a noi stessi e, peggio ancora, è inutile che la società voglia farci credere, con tweet consolatori di fine stagione, di aver raggiunto l’obiettivo.
Da questa sera l’#Inter è qualificata al Group Stage di @EuropaLeague. Ci vediamo a San Siro, #forzaInter! #FCIM pic.twitter.com/epz1pfNg0i
— F.C. Internazionale (@Inter) 7 maggio 2016
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